Nel mio percorso tematico, dal titolo “Il ricordo della vita, la
memoria della morte”, mi sono proposta di analizzare il concetto di
morte prestando particolare attenzione alle reazioni che esso suscita
nell’individuo, al modo in cui si ricorda la persona o le persone
defunte. Ho scelto questa impostazione poiché mi sento
particolarmente sensibile sull’argomento e, secondo il mio parere,
esso è anche particolarmente interessante in quanto nessun uomo
riesce a farne esperienza diretta. E’ di conseguenza una tematica
che mi affascina molto, proprio a causa della sua componente tragica
e dell’alone di mistero da cui è avvolta.
Ho esaminato, come
nel caso di Edvard Munch e di Eugenio Montale, il concetto di morte
in un ambito molto personale, come, appunto, la perdita dei familiari
o quella della persona amata. Essi, sia con forme artistiche
differenti, rispettivamente la pittura e la poesia, espressero il
ricordo di coloro venuti a mancare, chi con inquietudine e
turbamento, chi con dolcezza e malinconia. Analogamente agiva la
fotografia durante l’epoca vittoriana. Si diffusero in questo
periodo le foto post-mortem, grazie a cui i vivi riuscivano a
conservare l’immagine del defunto e con essa il suo ricordo. Ho
rivolto poi la mia attenzione ad un aspetto più generale, ovvero la
morte collettiva, di cui abbiamo come massimo esempio il genocidio
del popolo ebraico, che viene ricordato universalmente. A conclusione
di tutto ciò ho trattato la visione assolutamente pessimistica del
filosofo Schopenhauer che considerava la vita un processo dominato
dal dolore, che non aveva altri fini se non quello di condurre alla
morte.
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