sabato 29 giugno 2013

Edvard Munch: il ricordo di una famiglia

Edvard Munch (1863-1944) è un pittore norvegese, importante precursore della corrente artistica dell’espressionismo. Munch visse una vita tragica, che influenzerà pesantemente il suo pensiero e il suo modo di fare pittura. I principali temi da lui trattati sono l’angoscia, il male di vivere e la morte. Quest’ultima in particolare accompagnerà l’intero arco della sua esistenza: egli viene difatti a contatto con essa già durante l’infanzia, quando, a soli cinque anni, assiste alla morte della madre e, successivamente, alla morte della sorella Sophie, causata dalla tubercolosi.
Nel dipingere i suoi quadri egli si allontana progressivamente dal realismo, utilizzando una tecnica piuttosto nervosa. Tra le sue maggiori fonti abbiamo l’Art noveau, la pittura simbolista e i pittori post- impressionisti (Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Gaugin). Utilizza colori evocativi, stesi con pennellate lunghe, ondulate e ripetute, talvolta apparentemente trascurate. Anticipa l’espressionismo per diversi aspetti: la tendenza a fare aloni intorno alle teste dei personaggi per indicarne lo stato d’ansia, i cieli rossastri che simboleggiano la pazzia, le fughe prospettiche vertiginose che indicano il desiderio di evasione e i confini ambigui tra figura e sfondo per esaltare il contatto con la realtà interiore.

Bambina malata, 1885-1886, olio su tela, Oslo Galleria Nazionale
                                                            
Bambina malata
Nonostante non sia la sua opera più famosa, Bambina malata è il dipinto senza dubbio più vissuto e sentito da Munch, tanto che è considerato la matrice di tutto ciò che produrrà in seguito. Addirittura, secondo alcuni critici, “questo quadro è la ragione stessa della sua pittura, forse Munch è diventato pittore solo per riuscire a dipingere l’agonia della sorella Sophie”. Esistono difatti cinque versioni del dipinto e diverse variazioni grafiche, specialmente litografie, di cui si è perso il conto.
Appunto, in quest’opera Munch affronta il tema dell’angoscia per la morte, ricordando la prematura scomparsa della sorella Sophie, appena quindicenne, evento che lascio un segno indelebile nella vita del pittore, egli affermò difatti “che nessun pittore ha probabilmente vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto la Bambina malata.
La scena rappresenta una ragazza dai capelli rossi, seduta nel letto, appoggiata con le spalle a un grosso cuscino bianco. La pelle di questa è estremamente pallida, quasi trasparente, che, insieme al chiarore del cuscino, sono le uniche fonti di luce della composizione. Accanto al letto, vi è una figura femminile (che potrebbe essere la madre rappresentata sotto forma di ricordo) ripiegata su sé stessa che soffre a causa della morte imminente della malata, mentre quest’ultima, assume un atteggiamento di quieto distacco, di accettazione del suo destino. Le due sono unite dal gesto delle mani che si stringono a vicenda, tuttavia queste sembrano quasi cancellate, come se quel gesto fosse stato consumato dalla sua impotenza a trattenere. L’intreccio di queste mani non è casuale, ricade perfettamente all’incrocio delle due ipotetiche diagonali della composizione. L’ambiente in cui si svolge la scena è angusto, si riesce quasi a cogliere la pesantezza dell’aria, proprio perché Munch vuole metterci in stretto contatto con la malattia e la sua esperienza di quell’accadimento. Nella stanza sono presenti inoltre alcuni elementi simbolo che rappresentano il presagio della morte, come ad esempio il bicchiere pieno a metà o la tenda parzialmente scostata che scopre solo un angolo della finestra. La critica non accoglie l’opera in maniera positiva a causa dello stile innovativo e antiaccademico. Munch difatti sostituisce alla descrizione realistica dei corpi dei semplici abbozzi di colore, trasgredendo tutte le convenzioni riguardanti il disegno e la luce. La superficie della tela appare graffiata, raschiata, ripresa più volte, mentre le linee verticali richiamano le sopracciglia del pittore. Egli non vuole fornirci una rappresentazione fedele alla realtà, ma vuole raffigurare, attraverso personaggi, oggetti e paesaggi, il sentimento, le passioni e l’angoscia.

Morte nella camera della malata, 1895, tempera e pastello su tela, Oslo Galleria Nazionale
                                               
Morte nella camera della malata
Anche in questa tela Munch rappresenta l’agonia della sorella Sophie, ma stavolta vista attraverso il dolore dei familiari, riuniti intorno al suo letto di morte, tra i quali possiamo scorgere anche l’autoritratto dell’artista, l’uomo in primo piano girato di spalle. Sophie è seduta di spalle su una sedia dall’alto schienale, che le facilitava la respirazione, anche se la sua persona rimane così quasi totalmente nascosta, a eccezione del braccio sinistro. La donna in piedi accanto a lei è probabilmente la zia Karen, che aveva curato i bambini dopo la morte della madre; l’uomo anziano girato verso lo spettatore è invece il padre, che piega il volto cingendosi le mani. In fondo a sinistra abbiamo invece il fratello Andreas, che morirà anch’esso anni dopo di polmonite, che si appoggia al muro, affranto. Le due donne sono Laura, seduta con le mani giunte, e Inger, che guarda lo spettatore con uno sguardo fisso, assente. Inger, con il volto scarno e gli occhi gonfi di pianto è l’unica figura che stabilisce un contatto con l’osservatore, mentre le altre persone sono silenziose, senza volto, proprio per sottolineare l’incomunicabilità del dolore. Il dolore non unifica i personaggi, ma li distanzia: ognuno è difatti chiuso nel proprio sentimento che lo consuma. Munch non vuole rappresentare la morte fisica, ma il senso di disperazione che pervade ogni membro della famiglia. L’ambiente suggerisce questa idea di solitudine e di separazione a causa delle superfici vuote del pavimento e del muro. Questa tela vuole essere una sorta di messa in scena del ricordo, le figure sono rappresentate all’età che avevano all’epoca dell’esecuzione del dipinto, non dell’accadimento. Questo per simboleggiare che il dramma familiare raffigurato lascerà per sempre il segno nella vita di ciascun membro della famiglia.

La madre morta e la bambina, 1897-1899, olio su tela, Oslo Munch Museet
                                  
La madre morta e la bambina
In questa tela Munch rappresenta la morte della madre, avvenuta quando l’artista aveva solo 5 anni. Sullo sfondo della scena vi sono i parenti, a sinistra scorgiamo le sagome di due donne, Inger e Laura, mentre di fianco, oltre alla figura di Munch stesso, vi sono anche il padre e il fratello Andreas, entrambi ormai deceduti rispetto agli anni in cui venne realizzata l’opera. Proprio per questo motivo i personaggi sullo sfondo sono rappresentati in bianco e nero, come per alludere alla loro condizione, come se fossero fantasmi. Vi è però un eccezione: sebbene pure la sorella Sophie fosse già morta, viene rappresentata in primo piano, con abiti e capelli dai colori accesi. La sua figura viene quasi inglobata dal letto della madre, a causa della presenza di un alone rosso sul pavimento, della stessa tonalità del vestito della bambina. La madre, distesa nel letto con gli occhi chiusi, è appena abbozzata e ha la funzione di separazione tra i due piani.
Rimane Sophie la vera protagonista della scena: essa si gira verso lo spettatore con occhi sbarrati, portando le mani alle orecchie, stesso gesto che troviamo nell’opera più conosciuta di Munch, “Il grido”. La bambina cerca di tapparsi le orecchie per difendersi dal rumore interiore provocato dal dolore per la morte.

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