Olocausto
e Shoah
La parola
"Olocausto" deriva dal greco ὁλόκαυστος
(olokaustos,
"bruciato interamente") e stava ad indicare un tipo di
sacrificio religioso in cui il corpo della vittima animale, dopo
l'uccisione, veniva bruciato completamente, così che nessuna parte
commestibile poteva essere consumata.
A
causa del significato religioso del termine, alcuni, ebrei ma non
solo, trovano inappropriato l'uso di tale termine: costoro giudicano
offensivo paragonare o associare l'uccisione di milioni di Ebrei a
una "offerta a Dio". Più recentemente, quindi, per
descrivere la tragedia ebraica di quel periodo storico, è stato
adottato il termine “Shoah”, che significa "desolazione,
catastrofe, disastro".
Politica
razziale nazista
La
politica razziale nazista, che trova le sue basi nelle teorie
espresse già nel 1925 nel Mein
Kampf,
si evolvette progressivamente negli anni compresi tra il 1933 e il 1939.
Il partito nazista divenne sempre più radicale nelle sue posizioni
per il trattamento delle minoranze in Germania, in special modo nei
confronti degli Ebrei.
Gli Ebrei
erano allora in Germania una ristretta minoranza: circa 500.000 su
una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti. Ma, diversamente da
quanto accadeva nei paesi dell'Europa orientale, erano concentrati in
prevalenza nelle grandi città e, pur non facendo parte della classe
dirigente tradizionale, occupavano le zone medio- alte della scala
sociale: erano per lo più commercianti, liberi professionisti (un
terzo dei medici e degli avvocati delle grandi città erano ebrei),
intellettuali e artisti; parecchi avevano posizioni di prestigio
nell'industria e nell'alta finanza.
Nei
confronti di questa minoranza attivamente inserita nella comunità
nazionale (oltre 100.000 Ebrei avevano combattuto nell'esercito
tedesco durante la prima guerra mondiale), la propaganda nazista
riuscì a risvegliare quei sentimenti di ostilità – contro la
diversità etnica e religiosa e contro il presunto privilegio
economico – che erano largamente diffusi, soprattutto fra le classi
popolari, in tutta l'Europa centro-orientale.
La
persecuzione fu ufficialmente sancita nel 1935 a Norimberga,
quando vennero annunciate due nuove leggi che presero il nome,
appunto, di leggi
di Norimberga.
La
prima, la
legge sulla cittadinanza del Reich,
negava agli Ebrei la cittadinanza germanica. Questo comportò la
perdita di tutti i diritti garantiti ai cittadini come, ad esempio,
il diritto di voto.
Sulla
base di queste leggi fondamentali l'apparato politico-amministrativo
del Reich sviluppò una lunga serie di nuove disposizioni e decreti
che delinearono la cosiddetta "soluzione
economica del problema ebraico",
attraverso le cessioni o vendite delle attività ebraiche autonome,
dei servizi, delle attività industriali e commerciali, dei valori
mobili, delle terre e altri beni immobiliari.
Violenze
ed emigrazione forzata
Le
politiche antiebraiche della Germania nazista ebbero una svolta nel
novembre 1938,
quando, traendo pretesto dall'uccisione di un diplomatico tedesco a
Parigi per mano di un ebreo, i nazisti organizzarono in tutta la
Germania un gigantesco pogrom
passato alla storia con il nome di «Notte
dei cristalli».
Ingenti furono i danni materiali (815 negozi distrutti, 171 case
incendiate, 191 sinagoghe bruciate); inoltre 36 ebrei vennero uccisi,
36 gravemente feriti e oltre 20.000 deportati verso i campi di
concentramento che erano stati creati da poco: 10.911 a Dachau
(provenienti da Germania meridionale e Austria), 9.828 a Buchenwald
(Germania centrale) e più di 6.000 a Sachsenhausen (Germania
settentrionale).
Progetti
di deportazione e ghettizzazione
 |
Fotografia scatta nel ghetto di Varsavia, Polonia |
L'inizio
della seconda guerra mondiale e l'invasione della Polonia provocarono
un radicale cambiamento della "questione ebraica" e
l'attivazione da parte del Reich di nuove iniziative sempre più
dure. Inizialmente, si ritenne necessario concentrare gli Ebrei in
pochi centri urbani di raccolta secondo lo schema del ghetto,
tra cui il più famoso è quello di Varsavia.
La
vita degli Ebrei in queste aree totalmente isolate e sovraffollate
divenne estremamente difficile: la fame e le malattie provocarono
tassi di mortalità elevatissimi. Inoltre gli Ebrei dei ghetti
vennero sfruttati nel lavoro coatto al servizio dell'apparato
produttivo del Reich. In diversi ghetti la resistenza organizzò
delle rivolte: quella del ghetto di Varsavia si protrasse per
quarantadue giorni; il 16 maggio del 1943, tuttavia, della città non
rimaneva che un cumulo di macerie.
La
vittoria tedesca sul fronte occidentale dell'estate 1940 sembrò
aprire prospettive di potere mondiale per il Terzo Reich e in questo
contesto emersero nuovi progetti territoriali per risolvere il
"problema" degli Ebrei d'Europa. Si passò da un piano di
deportazione di tutti gli Ebrei in una non meglio precisata "colonia
in Africa o altrove", all'individuazione del Madagascar, quale
luogo dove gli Ebrei avrebbero vissuto sotto sorveglianza tedesca.
Gli sviluppi bellici fecero svanire ben presto questi progetti; la
crescente resistenza britannica rese del tutto impraticabile un
eventuale trasporto via mare in Madagascar, e già prima
dell'invasione dell'Unione Sovietica il piano era ormai stato
abbandonato da Hitler.
Nei
territori sovietici che furono occupati dall'esercito tedesco nei
primi mesi dell'invasione risiedevano 4 milioni di Ebrei; circa 1,5
milioni riuscirono a fuggire abbandonando le proprie case e
trasferendosi verso est insieme alle truppe sovietiche in ritirata,
ma gli altri, concentrati prevalentemente nelle aree urbane, subirono
le micidiali conseguenze dell'arrivo dell'invasore tedesco.
A
partire dal luglio 1941, infatti, si scatenò nelle terre dell'est
un'ondata di violenze, di massacri e di stermini di massa: i compiti
venivano svolti con precisione burocratica e con un'attenta
pianificazione logistica; le tecniche di sterminio erano
standardizzate. Le vittime venivano condotte nei pressi di fossati
anticarro o crateri di granata o erano costrette a scavare loro
stesse delle fosse; quindi venivano uccise con il fuoco di
mitragliatrice o armi leggere; in un secondo tempo si fece ricorso
anche ad autocarri a gas provenienti da Berlino che fornirono un
servizio mobile di gassazione.
L'internamento
nei lager
 |
Campo di sterminio di Auschwitz, Polonia |
Il
lager, il campo di concentramento, fu il luogo dove si concluse
tragicamente la persecuzione nazista degli Ebrei. I campi di
concentramento apparvero immediatamente dopo la presa di potere da
parte dei nazisti: Dachau,
il primo, fu creato da Heinrich Himmler il 20 marzo 1933, quale
“campo di custodia” per tutti gli avversari politici del
nazionalsocialismo.
Nel
1936 la gestione dei campi venne affidata alle SS di Himmler: da
allora divennero efficientissimi luoghi di reclusione e di lavoro
forzato per i nemici del regime. Buchenwald, Sachsenhausen,
Flossemburg, Ravensbruck, Mauthausen (sorto in Austria dopo
l'annessione), Auschwitz (in Polonia): l'intero Reich fu costellato
di campi di concentramento.
La
soluzione finale
A
partire dal 1942 le persecuzioni nei confronti degli Ebrei si
intensificarono; prese avvio infatti la cosiddetta “soluzione
finale del problema ebraico”: in tutti i paesi d'Europa occupati
dai Tedeschi gli Ebrei, già relegati nei ghetti, vennero
“rastrellati” sistematicamente per essere avviati in quelli che
ormai potevano definirsi veri “campi di sterminio”. Della
soluzione finale fu incaricato il colonnello delle SS Adolf Eichmann.
Gli
Ebrei venivano registrati, riuniti in immensi campi di raccolta,
caricati sui carri bestiame dei convogli e trasportati verso oriente,
verso i campi di annientamento di Auschwitz, di Majdanek o di
Treblinka.
Le
eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico
attraverso metodi sempre più efficienti: dalle fucilazioni, all'uso
dello Zyklon – B (acido prussico cristallizzato) di Auschwitz.
Le
esecuzioni di massa a mezzo dei gas si protrassero fino alla
primavera del 1945, a ritmo sempre più serrato dal 1944, da quando
cioè le sorti della guerra avevano cominciato a peggiorare per i
Tedeschi ed Hitler si era posto il problema dell'eliminazione dei
prigionieri nei lager”.
Negli
ultimi giorni di guerra, i tedeschi cercarono di eliminare ogni
traccia dei massacri compiuti, dai documenti ai cadaveri, mediante
cremazione e dispersione delle ceneri.
La
liberazione dei lager nazisti
I
militari sovietici furono i primi a liberare i campi più vicini a
loro a partire dal luglio del 1944. Nel frattempo le SS avevano
cercato di distruggere tutte le prove dello sterminio.
I militari
sovietici arrivarono ad Auschwitz,
campo di concentramento e di sterminio, nel gennaio del 1945. I
tedeschi prima di scappare avevano distrutto i magazzini, ma nella
fretta di fuggire erano rimasti intatti quelli che conservavano gli
oggetti personali delle persone assassinate: i russi scoprirono
centinaia di migliaia di abiti civili da uomo, più di 800.000
vestiti da donna e più di 6.000 chili di capelli.